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Tasse in Italia: Scopri Qual è la Tassazione IRPEF, delle Partite IVA e Quali Sono le Altre Imposte?

Lorenzo Baldassarre, Content Writer per Monito

Lorenzo Baldassarre

Guida

gen 4, 2024
Informativa dell'inserzionista

Le tasse in Italia variano a seconda della fascia di reddito del contribuente e da molti altri fattori. Comprendere quante tasse si pagano in Italia può essere complicato, soprattutto per chi non ha dimestichezza in materia fiscale, ma non è una sfida impossibile. La nostra guida di oggi ti porterà ad avere maggiore comprensione sulla tassazione italiana, in particolar modo sulla tassazione delle partite IVA, delle aziende e delle persone fisiche.

In questa guida vedremo come funziona la tassazione italiana, considerando le diverse imposte, che saranno analizzate nel nostro approfondimento.

Chi paga le tasse in Italia?

Il pagamento delle tasse in Italia è legato a chi ha la residenza fiscale nel nostro Paese, ma non alla nazionalità. Un cittadino italiano che lavora all'estero potrebbe dover pagare le tasse solo nel Paese dove risiede fiscalmente. Allo stesso tempo un cittadino straniero che ha la residenza fiscale in Italia o un'azienda estera che ha la sede fiscale in Italia sono soggetti alla tassazione italiana, pur non avendo la cittadinanza.

Chi ha la residenza fiscale in Italia?

La residenza fiscale si "ottiene" se la persona si trova in Italia, anche non continuativamente, per 183 giorni l'anno, che diventano 184 negli anni bisestili e se soddisfa uno dei seguenti requisiti:

  • ha il domicilio in Italia, ovvero la sede dei propri interessi, che possono essere sia professionali, ma anche morali e sociali;
  • dimora stabilmente in Italia, ovvero vive effettivamente nel nostro Paese.

Inoltre sono considerati residenti fiscali tutti coloro che sono iscritti all'anagrafe italiana, indipendentemente da quanti giorni effettivamente vivano in Italia durante l'anno. Questo discorso apre il tema dei cittadini italiani (iscritti quindi all'anagrafe) che lavorano all'estero, in questo caso infatti essi potrebbero essere soggetti a doppia tassazione, ovvero sia in Italia (residenza fiscale) sia all'estero (dove effettivamente sta lavorando e producendo reddito).

Per superare questo problema l'Italia ha stretto accordi con alcuni Stati per non imporre la doppia tassazione al lavoratore italiano all'estero. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha raccolto sul proprio sito web la lista degli Stati con cui l'Italia ha stretto una convenzione per evitare le doppie imposizioni.

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Se lavoro in Svizzera devo pagare le tasse in Italia?

Sono molti i transfrontalieri che lavorano in Svizzera, ma hanno la residenza in Italia. In particolar modo questi lavoratori vivono in Lombardia, nelle province di Varese e Como, ma il fenomeno dei transfrontalieri interessa anche la provincia di Sondrio, la provincia autonoma di Bolzano, la Valle D'Aosta e la provincia Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte).

Qui è sorto il problema della doppia tassazione, ma è stato risolto nel 2021, grazie a un accordo tra Italia e Svizzera, che prevede la regolamentazione del fenomeno dei transfrontalieri anche in materia fiscale. Infatti secondo il nuovo accordo, proposto dal governo italiano e accettato dal governo della Confederazione Svizzera, l'80% dell'imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno nella Confederazione Elvetica viene trattenuta dalla Svizzera , mentre l'Italia tasserà gli stessi lavoratori in via ordinaria, eliminando di conseguenza la doppia tassazione.

L'accordo riguarda tutti i cittadini italiani che lavorano in Svizzera? No, si considerano nuovi lavoratori transfrontalieri solo coloro che inizieranno a lavorare in Svizzera dopo la ratifica di questo accordo e sono interessati solo coloro che vivono entro 20 km dal confine.

Abbiamo visto dunque chi paga le tasse in Italia, nel prossimo paragrafo vedremo quali tasse si pagano in Italia, partendo dall'IRPEF, l'imposta sul reddito delle persone fisiche.

Tassazione IRPEF: l'imposta sul reddito delle persone fisiche

IRPEF è un acronimo e sta per Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Tra le tasse italiane è quella più comune perché riguarda tutti coloro che hanno un reddito. In Italia la percentuale dell'IRPEF non è unica, non è infatti in vigore una flat tax, ma ci sono diverse aliquote e scaglioni, a seconda del reddito del contribuente.

Nella Legge di Bilancio 2024 gli scaglioni e le aliquote hanno subito una variazione rispetto agli anni precedenti, la situazione attuale vede queste percentuali per quattro diverse fasce di reddito:

  1. 23%: fino a 28.000€;
  2. 35%: da 28.000€ a 50.000€;
  3. 43%: oltre i 50.000€.

Inoltre fino a 8.500€ l'IRPEF viene azzerata grazie a delle detrazioni, pertanto comunemente si parla di No Tax Area.

Tassazione IRPEF scaglioni: come si calcolano?

Il precedente elenco può generare confusione, perciò è opportuno una spiegazione aggiuntiva su come si devono calcolare gli scaglioni IRPEF. Infatti se una persona dovesse avere un reddito di 60.000€, pagherebbe il 43% sull'intera cifra?

La risposta, per fortuna, è no. Un contribuente con un reddito da 60.000€ pagherà le tasse in questo modo:

  • per i primi 28.000€ la tassazione è del 23%, dunque 6.440€;
  • per il reddito compreso da 28.001€ e 50.000€ la tassazione è del 35%, dunque 7.700€.
  • per il reddito compreso da 50.001€ a 60.000€ la tassazione è del 43%, dunque 4.300€.

In totale una persona con un reddito da 60.000€ pagherà 18.440€ di IRPEF.

Altre imposte sulle persone fisiche in Italia

L'IRPEF non è l'unica tassa che un contribuente italiano deve pagare, ma ve ne sono altre. In questo paragrafo elencheremo le più conosciute.

IVA

Una tassa che tutte le persone fisiche pagano indirettamente è l'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto), che si applica tutte le volte che acquistiamo beni o servizi.

L'IVA in Italia è del 22%, ma per alcuni prodotti la percentuale scende drasticamente. Per esempio per i beni alimentari di prima necessità l'IVA è del 4%, per i prodotti sanitari è del 5%, mentre per altri beni non di prima necessità l'IVA è del 10%.

Canone RAI

Il canone RAI agli occhi degli italiani viene percepito come un'imposta, è pari a 70€ l'anno e viene pagato in 10 diverse rate attraverso la bolletta della luce. Il canone RAI è applicato a chiunque possegga un televisore, l'Agenzia delle Entrate presume che un apparecchio televisivo sia presente nella casa dove hai posto la residenza, la quale abbia una fornitura attiva di luce elettrica.

Pertanto se non possiedi un televisore dovrai comunicarlo all'Agenzia delle Entrate compilando e inviando questo documento.

Tasse Universitarie e Scolastiche

Sono presenti tasse scolastiche per il quarto e quinto anno di scuola superiore, ovvero per la scuola non dell'obbligo. Queste imposte sono a carico di chi ha figli iscritti agli ultimi due anni della scuola superiore e comprendono la tassa d'iscrizione, di frequenza, la tassa per gli esami di idoneità, integrativi, di licenza, di maturità e di abilitazione. Infine è presente anche una tassa di rilascio dei relativi diplomi.

L'iscrizione all'università comporta il pagamento di ulteriori tasse, la cui entità varia a seconda dell'ateneo scelto e in molti casi a seconda del tuo ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente).

Tasse in Italia per aziende

Quali sono le tasse che riguardano le aziende in Italia? Principalmente un'impresa paga due differenti imposte, IRES e IRAP, più altre tasse che si applicano a seconda del tipo di società.

IRES - Imposta sul Reddito delle Società

IRES è l'acronimo di Imposta sul Reddito delle Società ed è sostanzialmente la tassa che si applica sul reddito di un'azienda. A livello internazionale questa imposta viene chiamata Corporate Tax. A differenza dell'IRPEF, l'IRES ha un'aliquota unica, che in Italia è del 24%.

Quali società pagano l'IRES?

  • le società per azioni (S.p.a)
  • le società a responsabilità limitata (S.r.l.)
  • le società in accomandita per azioni (S.a.p.a.)
  • le società cooperative;
  • le società di mutua assicurazione;
  • le società europee;
  • le società cooperative europee residenti in Italia;
  • enti pubblici e privati residenti in Italia;
  • enti pubblici e privati non residenti in Italia, ma solo per i redditi prodotti in Italia.

Dall'elenco non figurano le ditte individuali, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, dei quali parleremo in seguito.

IRAP - Imposta Regionale sulle Attività Produttive

L'IRAP è una tassa regionale e ha una singola aliquota, che nel 2024 è del 3,9%. Tuttavia ogni regione può decidere di variarla di 0,92 punti percentuali. Per conoscere l'importo esatto ti invitiamo a informarti presso il sito istituzionale della tua regione e in caso di dubbi, di rivolgerti a un commercialista qualificato.

Dal 2022 l'IRAP non deve essere pagata dalle ditte individuali, lavoratori autonomi e liberi professionisti.

Altre tasse aziendali

L'IRES e l'IRAP sono le principali imposte che deve pagare un'azienda, ma ve ne sono altre, che dipendono dal tipo di società. Per esempio la quota annuale al Registro delle Imprese può essere considerata una vera e propria tassa per le aziende, la cui entità varia a seconda del tipo di società.

Inoltre se la proprietà dell'azienda è divisa in più soci ed essa produce utili, nel momento della distribuzione degli stessi viene applicata una ritenuta del 26%.

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Tassazione Partita IVA: regime forfettario e ordinario

La partita IVA è necessaria per un'azienda o per qualsiasi soggetto che fa impresa, rilevante ai fini dell'imposizione fiscale indiretta (IVA). Essa è costituita da 11 numeri e a livello europeo (UE) è utile per identificare un soggetto fiscale. Il termine inglese per Partita IVA è VAT Number.

Fatta questa dovuta premessa è bene considerare che in Italia, nel linguaggio comune, per Partita IVA si intende un lavoratore autonomo, una ditta individuale o un libero professionista. Dunque, di lavoratori non dipendenti che offrono i propri servizi ad altre società emettendo fattura. In Italia ha preso piede anche il termine inglese Freelance, che altro non è che la traduzione di libero professionista.

Le partite IVA sono tassate come le aziende o come le persone fisiche? L'Italia ha istituito un regime fiscale ad hoc per coloro che non superano un determinato reddito annuale, parliamo del regime forfettario. Per tutti gli altri soggetti è previsto il regime ordinario, che segue gli scaglioni IRPEF citati nel nostro approfondimento.

Partita IVA in regime forfettario

Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato che ti consente di accedere a un'aliquota fissa del 15% indipendentemente da quanto è il tuo reddito, ma ci sono dei requisiti.

  • Il tuo reddito annuo deve essere inferiore ai 85.000€.
  • Le spese per eventuali collaboratori, dipendenti e per lavoro accessorio non devono superare annualmente i 20.000€.
  • Devi essere residente in Italia o in uno Stato membro dell'Unione Europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo e devi ottenere in Italia almeno il 75% del reddito che hai prodotto.
  • Non devi avere già un'impresa avviata e non devi partecipare a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari.
  • Non puoi avviare operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi, a meno che queste operazioni non siano solo saltuarie (chiedi maggiori informazioni a un commercialista se sei in dubbio).
  • Non puoi esercitare la libera professione in maniera esclusiva o prevalente con un datore di lavoro (o società riconducibili allo stesso soggetto) con cui hai avuto rapporti professionali nei due precedenti periodi di imposta.
  • Non devi aver guadagnato nell'anno precedente 30.000€ di reddito da lavoro dipendente, a meno che tale rapporto di lavoro non sia terminato.
  • A differenza del regime ordinario, non è possibile ridurre l'importo di tasse da pagare sostenendo spese aziendali.

Spiegando meglio quest'ultimo punto, è opportuno specificare che forfettariamente lo Stato Italiano ha stabilito una determinata aliquota (15%), comprensiva anche di eventuali costi professionali.

Per una partita IVA che non sostiene molte spese aziendali, il regime forfettario è molto più conveniente del regime ordinario, che come abbiamo visto ha un'aliquota fiscale minima del 23% fino a 15.000€, mentre gli scaglioni successivi sono più consistenti.

Inoltre le partite IVA in regime forfettario non devono applicare l'IVA in fattura, diventando così più competitivi, dato che non si dovrà richiedere ai propri clienti la maggiorazione del 22%.

N.B.: per eventuali altri requisiti ti invitiamo a rivolgerti a un CAF o a un commercialista.

Partita IVA in regime forfettario agevolato

Chiunque apra una partita IVA, rispettando i requisiti già citati, per i primi 5 anni pagherà un'aliquota fiscale del 5%. Si tratta di un'agevolazione dedicata a coloro che avviano una nuova attività (start-up).

Partita IVA in regime ordinario

Se non soddisfi i requisiti già citati, entri nel regime ordinario, ovvero segui gli scaglioni e le aliquote IRPEF già menzionate.

A partire dal 2022 le ditte individuali, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti iscritti al regime ordinario non devono più pagare l'IRAP e l'IRES. Coloro ai quali viene applicato il regime forfettario erano già esenti dal pagamento di tali imposte.

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Imposte immobiliari: IMU, TARI e Consumo Energetico

Le imposte immobiliari riguardano tutte le persone e le società che possiedono un immobile. Ne esistono di diverso tipo, a seconda del tuo immobile e dove è localizzato, ma le più conosciute sono certamente le seguenti:

  • IMU (Imposta Municipale Unica): è una tassa comunale e ha sostituito nel 2014 l'ICI, mentre dal 2020 ha incorporato anche la TASI, la quale di conseguenza non esiste più. L'IMU non viene pagata da chi possiede un solo immobile, dove ha posto la propria residenza, a meno che non si tratti di un immobile di prestigio.
  • TARI (Tariffa sui Rifiuti): è la tassa sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è anch'essa comunale. L'importo dipende dai metri quadrati dell'immobile e dalla sua tipologia, infatti anche i negozi pagano la TARI.
  • Accise energia elettrica: è un'imposta che viene pagata direttamente tramite le bollette di luce e gas.

Tasse di Successione in Italia

La tassa di successione riguarda tutti coloro che ricevono beni in eredità, dal 2017 è possibile pagarla online. Inoltre anche donare denaro a un'altra persone, anche se parente, potrebbe essere tassata se supera una determinata entità. Per maggiore precisione prendiamo spunto dal sito dell'Agenzia delle Entrate, che offre una panoramica completa sulle aliquote sulle successioni e donazioni:

  • 4%: trasferimenti che superano il valore complessivo netto di 1.000.000€ (da applicare solo sulla parte eccedente) verso il coniuge o parenti in linea retta (ascendenti e discendenti).
  • 6%: trasferimenti che superano il valore complessivo netto di 100.000€ (da applicare solo sulla parte eccedente) verso fratelli o sorelle.
  • 6%: trasferimenti di qualsiasi importo verso altri parenti fino al quarto grado, degli affini in linea collaterale fino al terzo grado.
  • 8%: trasferimenti di qualsiasi importo verso tutti gli altri soggetti.

Tasse sul Trading in Italia

La tassa sulle rendite finanziarie in Italia è del 26%, mentre per i Titoli di Stato l'aliquota è del 12,5%. Inoltre è necessario pagare lo 0.2% sul saldo di IVAFE, ovvero l'imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all'estero.

Nel caso in cui tu investi tramite un sostituto d'imposta (che può essere per esempio una banca) le tasse sul trading saranno automaticamente pagate per tuo conto proprio dal sostituto d'imposta.

Nel caso in cui il tuo broker non funge da sostituto d'imposta è opportuno inserire il conto di trading in fase di dichiarazione dei redditi e pagare autonomamente le tasse sul trading.

Domande Frequenti sulle Tasse in Italia

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